RECENSIONE: Mio assoluto amore di Gabriel Tallent
Il 10 aprile 2018, grazie alla casa editrice Rizzoli, è arrivato in Italia il thriller d’esordio di Gabriel Tallent, una lettura forte e ammaliante, a cui approcciarsi solo se realmente convinti di poterla sopportare.
Titolo: Mio Assoluto Amore
Autore: Gabriel Tallent
Titolo originale: My Absolute Darling
Editore: Rizzoli
Genere: Thriller
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TRAMA
«Tu sei la cosa più bella che c'è. In te tutto è perfetto, crocchetta, ogni dettaglio. Sei l'ideale platonico di te stessa. Ogni tuo graffio, ogni piccola spellatura è l'inimitabile elaborazione della tua bellezza e del tuo essere selvaggia. Sei come una naiade, come una ragazza cresciuta dai lupi. Tu sei la mia cosa numinosa in un mondo profano, di tenebra

Mio assoluto amore racconta l'adorazione di un padre per la figlia, un sentimento da lei ricambiato in maniera cupa e alternante. Pressoché isolati in una vecchia casa di legno, in una parte selvaggia della California, eccoli, loro due, meravigliosi e contorti, unici. Il padre violento e sboccato, maniaco delle armi, e sua figlia quattordicenne, Turtle, incapace di parlare alle sue compagne di classe, muta per troppo amore filiale, sopraffatta dal dolore e dalla passione per un uomo che non le ha mai comprato un vestito, che le ha insegnato soltanto a cacciare, uccidere gli animali, scuoiarli, curarsi da sola e che, per anni, le ha sussurrato all'orecchio di un mondo là fuori sfinito, chiuso nella morsa di un consumismo impazzito, un mondo che loro devono rifiutare, sradicare dalle loro menti, odiare insieme. Mio assoluto amore di Gabriel Tallent è stato segnalato come il miglior debutto americano del 2017, ha subito raggiunto i primi posti della classifica del "New York Times" e Stephen King lo ha definito un capolavoro precisando di non esagerare - tutte cose vere senza dubbio, che non dicono però la grazia e la forza di questo esordio: una storia mozzafiato, una bellissima trama comandata da uno stile straordinario. È un libro concepito in due grandi parti, come la navata e l'abside di una chiesa, discesa all'inferno e risalita di una ragazza prima prigioniera della psiche e del suo amore ossessivo per il padre, poi fuggitiva nella natura e nel corpo, in una storia incalzante, vorticosa, selvaggia e intima. È in questo arco teso allo spasimo che il linguaggio di Mio assoluto amore si attorciglia ai piedi del lettore come una radice infestante e lo avvolge dal basso verso l'alto, con la sua battagliera cupezza di situazioni e oltraggi e disagi e speranze e crudeltà.

RECENSIONE
"È un gioco, il nostro, e credo che lui lo sappia, che stiamo giocando; lo odio per certe cose, certe cose che fa, perché esagera, e io lo odio, ma sono incerta del mio odio; mi sento in colpa e dubito e odio me stessa quasi troppo per odiare lui; ecco cosa sono, una troietta del cazzo."

Sento strisciare sulla pelle la voce di Martin, le sue domande ossessive, le sue non risposte, le sue mani schifose, i suoi occhi indagatori. Mi sento impotente, mi sento forte, lo amo perché la sua forma d’amore è l’unica che io abbia mai conosciuto, lo odio, mi colpevolizzo, lo uccido in mille modi nella mia testa, sorrido ripensando a quanto sono importante per lui. Vorrei fuggire via, non vorrei andarmene mai. Vorrei una vera casa, adoro avere una tarantola nel bagno mentre mi lavo. Mi piace prendermi cura delle mie armi, vorrei usarne una per togliermi la vita. Amo mio nonno, lo odio perché sa tutto e non fa niente. 
Sono Turtle, la protagonista di Mio assoluto amore di Gabriel Tallent. Nello scorrere le pagine morbose e inquietanti di questo libro ho cessato di essere me stessa e sono entrata nella psiche di una ragazzina di 14 anni abusata dal padre. Un abuso che si estende a tutti i livelli possibili e immaginabili. Un abuso che arriva al punto da indurla a dialogare con se stessa, nella sua mente, come se il suo papà fosse presente, come se fosse lui a risponderle.

C’è una parte di sé che Turtle tiene chiusa e segreta, a cui dedica solo un’attenzione vaga e generica, e quando Martin si inoltra fin lì, lei gioca a nascondino, si ritira in silenzio e senza quasi pensare alle conseguenze; la sua mente non può essere presa con la forza, lei è una persona come lui, ma non è lui, né è parte di lui – e ci sono momenti di silenzio e solitudine in cui questa parte di lei sembra aprirsi come certi fiori notturni, per abbeverarsi del fresco dell’aria, e Turtle li ama, questi momenti, e si vergogna di amarli, perché ama anche lui e non dovrebbe essere così emozionata, non dovrebbe essere emozionata per la sua assenza, non dovrebbe avere bisogno di stare da sola.

Isolati nella loro casa, un assembramento di assi di legno, popolata da animali e vegetazione, Martin ha insegnato a Turtle tutto quello che sa sulle armi, legge testi filosofici e le inculca convinzioni deliranti sul mondo circostante, su quanto siano sbagliati tutti gli esseri umani e su quanto loro due siano gli unici ad essere perfetti, assoluti, imprescindibili. 
L’unico altro contatto umano che la ragazzina ha, all’infuori del padre, è suo nonno Daniel, che vive in una roulotte poco distante. Ama la nipote, conosce bene suo figlio, sa come la sta crescendo e si consuma nell’impotenza di non poterlo fermare. 
Turtle va a scuola, ma rifugge qualsiasi contatto con i suoi compagni. Chiunque la metta in guardia sulla stranezza del suo modo di vivere non sa nulla di quanto sia amata, di quanto sia preziosa per il suo papà, di quanto sia fondamentale per lui dopo la morte della mamma. 



Le sue giornate trascorrono così: scuola, casa. Armi, spari, giochi perversi col papà, partite a carte col nonno, manutenzione morbosa degli unici “giocattoli” che il padre le abbia mai donato, letto. E non sempre il suo.
Sono pagine difficili da mandare giù, e neppure ci si riesce: rimangono sullo stomaco, appesantiscono il lettore, fanno sorgere un senso di nausea e malessere. Non è un libro per tutti, e lo dico in maniera esplicita: se, visti i temi trattati, non avete alcun desiderio di approcciarvi a una lettura come questa, non fatelo. Non fatelo, perché una volta iniziato sarà impossibile non andare avanti e lo odierete, e ve la prenderete con l’autore o con voi stessi, per averlo comunque comprato.
Se invece pensate di poter digerire un racconto come questo, ne rimarrete conquistati, sebbene lo spossamento a fine lettura sia garantito. La storia, di per sé, è statica. I colpi di scena sono assenti e la trama scorre in maniera inesorabilmente lenta. Eppure…eppure, la scrittura lascia senza fiato, è ossessivamente angosciante, ripetitiva, asfissiante. I momenti di respiro sono pochi, e sono brevi. 
L’incontro con due ragazzi più grandi, Jacob e Brett, nel bel mezzo dei boschi, è uno di questi. Nonostante i due ragazzi parlino troppo, nonostante i loro dialoghi siano strani e con una logica tutta loro, concedono al lettore e a Turtle di far riposare la propria mente, di incamerare aria fresca e pulita, di prendere una boccata d’aria gigante prima di immergersi nuovamente nelle torbide e impetuose acque della psiche della protagonista. E saranno proprio questi due ragazzi, Jacob in particolare, a far osservare la vita di Turtle da un altro punto di vista, spostandone la prospettiva, sia per noi che per lei.
Questo, e la misteriosa comparsa in casa, da un giorno all’altro, di una bambina di nome Cayenne, che forse il padre ha rapito o forse no. Sempre di assoluto amore si tratta? Com’è possibile che Martin abbia spezzato la loro diade storica inserendo un terzo elemento dissonante? Che ne è stato di loro due soli contro tutto e tutti? 
Il finale di questo morboso esordio è prevedibile, ineluttabile quasi. L’aspetto interessante è tuttavia notare come si giunga alla fine, seguendo quali strade mentali si arrivi a destinazione. Sopra tutto, la meravigliosa capacità di Turtle di prescindere da se stessa, di dimostrare che nonostante il modello ricevuto da tutta la vita a livello genitoriale sia pos
sibile elevarsi al di là di esso, dimostrando di essere integri nonostante le crepe e gli squarci ricevuti da chi ha saputo manifestare l’amore nell’unico modo, malato, che conosceva.
Si tratta per me di un esordio straordinario questo di Gabriel Tallent, duro, crudo e crudele, ma indimenticabile nella sua genialità a livello stilistico. Morbosamente accattivante, meravigliosamente resiliente. 

A SPASSO CON...
Turtle, fra le sequoie nella contea di Mendocino, California.

Si tratta di millenari alberi che fanno da sfondo a molte delle vicende narrate nel libro, oltre a rappresentare una presenza costante nella vita della protagonista.





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