Segnalazione: Il mondo mi odia - Elena Sole Vismara

Titolo: Il mondo mi odia - ovvero quella volta che ho sfondato lo sfigometro
Autore: Elena Sole Vismara
Editore: Self publishing
Genere: romanzo di formazione/young adult.
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TRAMA
☑ Famiglia disastrata
☑ Popolarità sottozero
☑ Bullizzato a scuola e sui social
☑ Single senza speranza
☑ Zero amici

Capita a tutti di avere una giornata storta ma, quando è la Sfiga con la S maiuscola a regnare sovrana, non c'è niente che giri per il verso giusto. Insomma, l'espressione “Mai una gioia” sembra essere stata coniata apposta per Ethan.
E dire che lui vorrebbe solo sentirsi normale, accettato… uguale a tutti gli altri. Avere uno straccio di possibilità con la ragazza dei suoi sogni. E andarsene, sì, andarsene, mandando a quel paese coloro che gli hanno sempre reso la vita un inferno.
Facile? Per niente, tanto che quando finalmente qualcosa inizia a muoversi, lui quasi non se ne rende conto. Il cambiamento però è concreto, reale, come un colpo di stecca che spinge la palla n°8 della sua esistenza in una direzione inaspettata. Certo, non proprio quella che lui avrebbe desiderato, ma fare lo schizzinoso non è qualcosa che uno come lui si possa permettere. E forse, in fondo, nemmeno lo vuole… Soprattutto quando sono due occhi chiari, ironici e attenti, a seguire ogni sua mossa.



ESTRATTI

Lui pestò un tallone contro il muretto. 
«È andata via e mi ha lasciato qui come un sacco della spazzatura. Come uno che non conta niente. E infatti non conto niente, non sono nessuno e inizio a domandarmi che cazzo ci faccio ancora…»
«Ancora cosa?»
«Ancora vivo» sussurrò Ethan guardandosi le scarpe ormai illuminate solo da un esiguo lampione.
«Ma sei scemo?»
«Sì, anche.»

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«Quand'è stata l'ultima volta che la mamma ha fatto qualcosa per te?» si sforzò di chiedere.
Enrico scosse la testa e l'espressione da cane bastonato si intensificò.
«Dimmelo, papà. Lo devi dire ad alta voce.»
Lui scosse ancora la testa.
«Dillo!» Ethan quasi urlò. La rabbia, ora, era reale.
«Mai, ok? A parte farmi venire a vivere qui, non ha mai fatto niente per me, se non era costretta da Lorenzo o da Cristina» mormorò Enrico.
«Non ho sentito bene.»
«Mai. Non ha fatto mai niente» disse lui un po' più forte, ma sempre a malapena udibile.
«Non ho sentito!» Stavolta Ethan gridò davvero, andando muso a muso con suo padre.
La testa di Enrico scattò all'indietro come se il figlio l'avesse colpito, poi la sua espressione cambiò e l'uomo si alzò in piedi, facendo quasi cadere a terra il ragazzo.
«Mai!» urlò. «Mai, ok? Quella stronza di merda non ha mai fatto niente per me, né per te, sei contento adesso?»
Diede uno spintone a Ethan, che fece due passi indietro, inciampando nei suoi stessi piedi e si aggrappò allo stipite della porta per non finire lungo e disteso in corridoio.
«Sei contento adesso?» Enrico lo fronteggiava, rosso in faccia e coi pugni stretti lungo i fianchi.

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Steso sopra il lenzuolo, poiché faceva troppo caldo per starne sotto, lasciava che le gocce salate gli rigassero le tempie, mentre fissava il soffitto solcato dalle lamelle delle persiane in quella che ormai era diventata la sua posizione preferita per trascorrere una notte insonne: giacendo immobile poteva fingere di non essere vivo, di essere solo uno stupido pensiero nella mente di qualcun altro.
Un pensiero solitario, non amato da nessuno.

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«Guardaci, Mel: lo sai cosa intendo.»
Lei strinse gli occhi, la voce improvvisamente pericolosa.
«No, non lo so. Perché non me lo dici tu?»
«I reietti, quelli che non sono capaci di essere come tutti gli altri, quelli che restano ai margini del gruppo. Quelli che tutti prendono in giro.»
«Già… tipo due sfigati emarginati. Perché è questo che siamo ai tuoi occhi, tu e io. Entrambi. E non ti interessa nient'altro.»

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«E non guardarmi così! Cosa credete, voi ragazzini, di avere inventato le parolacce, di averci il monopolio? E se noi vecchiacci ne usiamo qualcuna, restate lì a scandalizzarvi come zitelle vittoriane? Guarda che posso fare molto di meglio, se continui a comportarti come un cretino. Esci da tutti quegli stereotipi che hai in testa!»
«Zitella vittoriana? Ma come cavolo parli?»
«Nini, sei troppo giovane per questo slang. Rassegnati, non lo potrai mai dominare.»
Aida tentò perfino una mossa da metallara, con il medio e l'anulare chiusi e le altre dita aperte. Nonostante tutto, dopo un attimo di shock nel quale gli passò per la testa un inquietante ventaglio di possibilità, che comprendeva Aida che alzava troppo il gomito, che cadeva battendo la testa o che mostrava segni di Alzheimer, Ethan scoppiò a ridere.
«Melissa ti ha dato una canna, ammettilo.»
«Ma va là. Non tocco una canna dagli anni '70.»


BIOGRAFIA
Mi presento: mi chiamo Elena Sole Vismara e sono nata in provincia di Lecco, nel marzo del 1980.
Adoro camminare in montagna, produrre in casa il sapone, giocare coi miei nipotini e soprattutto leggere, leggere leggere.
Nella vita di tutti i giorni sono un ingegnere, ma mi sono cimentata per anni nella stesura di brevi romanzi e racconti, alcuni dei quali comparsi in raccolte pubblicate a livello nazionale: “365 Storie d'amore” e “365 Racconti d'estate”, editi da Delos Books, “Ogni volta è la prima volta” edito da Marsilio per AVIS e "Macerie", edito da Les Flaneurs, i cui proventi sono devoluti alle vittime dello sciame sismico in Abruzzo tramite la Protezione Civile.
Con la serie paranormal romance “Ladri del Cielo” ho voluto sperimentare la strada del self publishing, che ho seguito anche con questa nuova pubblicazione.

Pagina autrice: https://www.facebook.com/ElenaSoleVismara/ 

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