Review Party: La figlia dello straniero - Joyce Carol Oates

Dal genio letterario di Joyce Carol Oates, un romanzo sulle radici che tengono unita una famiglia, nonostante tutto. Una storia che scopre le contraddizioni del mondo in cui viviamo, che parla dei muri che ci dividono e dei gesti d’amore che li possono abbattere.

Titolo: La figlia dello straniero
Titolo originale: The gravedigger's daughter
Autore: Joyce Carol Oates
Editore: La nave di Teseo
Genere: Narrativa
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TRAMA

In fuga dalla Germania nazista alla vigilia della guerra, la famiglia Schwarts si trasferisce in un piccolo paese dello stato di New York. Il padre, che in patria si era laureato ed era stato un professore di matematica e tipografo, è costretto ad accettare l’unico lavoro disponibile, il becchino. Ma i pregiudizi dei concittadini nei confronti dei nuovi arrivati e la fragilità degli Schwarts, ancora provati dalle esperienze vissute in Europa, portano a una tragedia imprevedibile. Rebecca, la figlia dello straniero, è costretta a crescere in fretta e a imparare presto, insieme al piccolo Niley, che in fondo l’America è anche questo: partire e reinventarsi. Riuscirà quel giovane, immenso e violento paese a proteggere una madre e suo figlio?


RECENSIONE

La figlia dello straniero è stata pubblicata per la prima volta in Italia nel 2008 da Mondadori. Oggi La nave di Teseo ne ha pubblicato una riedizione dandole nuova veste grafica e la possibilità di allargare la sua fetta di lettori. Io sono una fra questi, e sono contenta di averlo letto.

Preciso subito che questo non è un libro per tutti ma che tutti volendo possono leggere. Il linguaggio è fluido e scorrevole, lo stile narrativo elegante, la vicenda coinvolgente e molto toccante in alcune parti. Le tematiche trattate, profonde e delicate, non sono facilmente assimilabili, anche se vengono argomentate con preparazione e naturalezza. 

Si tratta di una storia che abbraccia molti anni partendo dalla grande guerra fino ad arrivare agli anni '90 e poco oltre, ponendo al centro la famiglia. Possiamo definirlo un libro corale, una grande e corposa saga familiare, una vera e propria epopea su ciò che ha dovuto subire una famiglia di origine ebraica per sfuggire alla deportazione e su ciò che ha dovuto affrontare scappando in America. 

Protagonista principale Rebecca, figlia del capostipite degli Schwarts, e l'unica ad essere nata in America. Vivere i primi tempi in un luogo completamente diverso da ciò che erano abituati sarà difficilissimo, e lo sarà altrettanto per il paese che ospita questi cittadini stranieri traumatizzati dagli effetti collaterali della guerra mondiale. Specialmente Anna, moglie del capostipite, così scioccata, da essere quasi impazzita.

Ci ritroviamo dunque una famiglia dalle ferite invisibili ma molto profonde, che non riesce ad andare avanti e lasciarsi il passato alle spalle. Una famiglia che sarà essa stessa causa del suo male e che si condurrà sulla strada della rovina. Così quando la tragedia accade, Rebecca viene affidata alla sua ex maestra, che cerca di darle una vita migliore.  Nemmeno la mano tesa dell'insegnante riesce a frenare la caduta inarrestabile di Rebecca che scappa e poi, dopo una serie di vicissitudini, conosce un uomo maturo che le dona attenzioni e si sposano. Ma l'uomo si dimostra subito per quello che è: viscido, violento e possessivo. 

Così Rebecca sarà costretta a scappare di casa per salvare se stessa e suo figlio e da alloro per loro due comincerà una nuova avventura, e una nuova vita con nomi diversi e un futuro meno opprimente. Il pericolo però lo sentiranno sempre in agguato, e questo non gli permetterà, almeno agli inizi, di vivere una vita piena e senza pensieri. 

Non vi voglio raccontare nient'altro altrimenti rischio di fare spoiler. Però posso dirvi che questo è un gran bel libro, un epopea che mi ha ricordato, per le scene narrate, molti classici: da Anna Karenina, a Cime Tempestose, alla Leggenda del pianista sull'oceano. 

A SPASSO CON...
Rebecca

quando programma con suo figlio di scappare



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