Blog Tour: Il bambino nascosto - Roberto Andò

Dopo Il trono vuoto (Premio Campiello Opera Prima), Roberto Andò scrive un romanzo con il ritmo serrato di un giallo, ambientato in una Napoli ritrosa e segreta. Un incontro folgorante, una storia di iniziazione e paternità, che ha lo sguardo luminoso di due personaggi indimenticabili, un maestro di pianoforte e un bambino.

Titolo: Il bambino nascosto
Autore: Roberto Andò
Editore: La nave di Teseo
Genere: Narrativa contemporanea
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TRAMA

Gabriele Santoro, professore di pianoforte al conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, ha l'abitudine di radersi declamando una poesia. Una mattina, il postino suona al citofono per consegnare un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si intrufola nel suo appartamento. Il maestro – così lo chiamano nel problematico quartiere di Forcella dove abita – se ne accorgerà solo a tarda sera, quando riconosce nell'intruso Ciro, il figlio dei vicini di casa. Interrogato sul perché della sua fuga, Ciro non parla. Il maestro di piano, d'istinto, accetta comunque di nasconderlo: Gabriele e il bambino sanno di essere in pericolo ma approfittano della loro reclusione forzata per conoscersi e riconoscersi. Il bambino è figlio di un camorrista, viene da un mondo criminale che lascia poco spazio ai sentimenti, e ora un gesto avventato rischia di condannarlo. Il maestro di pianoforte è un uomo silenzioso, colto, un uomo di passioni nascoste. Toccherà a lui l'educazione affettiva del piccolo ribelle. Una partita rischiosa nella quale si getterà senza freni sfidando i nemici di Ciro, sino a un esito imprevedibile in cui a tornare saranno i conti tra la legge e la vita.


III TAPPA: FOCUS CIRO

Presentato alla Biennale di Venezia, alla 78esima edizione del festival del cinema, "Il bambino nascosto" tratto dal libro di Roberto Andò sarà nelle sale il prossimo novembre. La nave di Teseo, ha pensato bene di farne una ripubblicazione con una nuova copertina che fotografa l'abbraccio sincero dei due protagonisti: il maestro (di musica) Gabriele Santoro e Ciro, figlio di un camorrista.

Ed è di quest'ultimo che voglio parlarvi, del bambino impaurito che si nasconde a casa del maestro. Degno erede di suo padre si ritrova coinvolto, suo malgrado, in un fatto assai grave, che in termini di associazione a delinquere potrebbe pagare con la sua stessa vita. 

Ciro, non è un bambino come tutti gli altri, non ha la giusta spensieratezza per vivere la vita come un qualunque suo coetaneo. La sua educazione a combattere il nemico, a compiere reati, ad impugnare una pistola, ad assistere ad omicidi come esperienza sul campo, a rifulgere ogni parola o gesto gentile, ad etichettare le persone per categorie - distinguendole a volte con epiteti razzisti e denigratori, tipo "ricchione" -, ad adoperare modi sgarbati e un linguaggio scurrile, ad assumere un'aria di superiorità e a compiere atti intimidatori, ne ha forgiato un piccolo e fetente ometto, per niente sicuro e con una malcelata voglia di volersi riappropriare dell'innocenza e della serenità tipica della sua età. 

Così all'inizio è scontro verbale fra i due improbabili coinquilini, diffidenza verso quello strano e solitario maestro di pianoforte che lo ospita, ritrosia giudicante nei confronti di quell'uomo colto e dall'animo gentile. Ma poi scatta la molla, quella molla che fa capire al piccolo Ciro che quell'uomo, che è fuori dal suo giro, lo proteggerà mettendo a repentaglio la sua placida e metodica vita. 

Gabriele Santoro, non è solo lo sconosciuto vicino di casa del piano di sotto, ma l'amico suo più sincero, il padre rassicurante che non ha mai avuto, il compagno di giochi, il suo comico del cuore, una simil mamma che si preoccupa costantemente della sua igiene, istruzione, e del suo nutrimento. E anche colui che gli ha fatto scoprire la buona musica e l'unico che gli far venir voglia di essere diverso, di poter ancor essere quel bambino spensierato che non è mai stato. 

Si può dunque aspirare ad un istruzione adeguata, si può chiedere scusa, si può piangere, si possono apertamente esprimere i sentimenti, si può evitare di fare quello che non si vuole fare. E' questo il mondo di Gabriele Santoro, e Ciro non vorrebbe più andarsene da quel mondo. Ma per un figlio di un camorrista non è sempre scontata la scelta. 

Con una prosa sospesa tra l'incisività della realtà e la forma poetica di un sogno, Roberto Andò dipinge un mondo possibilista, in cui un bambino si ribella alle sue origini. Un quadro pittoresco e speranzoso della Napoli di Forcella in cui Gabriele e Ciro rappresentano una versione moderna del romanzo "Io speriamo che me la cavo". 



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