Blog tour: Il nostro momento imperfetto - Federica Bosco
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01/10: Il momento imperfetto nella letteratura → Opinioni Librose
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02/10: 5 motivi per leggerlo → Le cercatrici di libri
Titolo: Il nostro momento imperfetto
Autore: Federica Bosco
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa
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TRAMA
La vita non rispetta mai i piani che decidi tu. E Alessandra lo ha scoperto a sue spese e nel peggiore dei modi. Credeva di avere tutto sotto controllo: il suo amato lavoro come professoressa di fisica all’università, una famiglia impegnativa ma sempre presente, e un uomo solido accanto con cui pensare al futuro. Una esistenza senza troppi scossoni che, varcata la soglia dei quarant’anni, ti regala quella stabilità agognata a lungo. Stabilità che credi di meritarti. Fino al giorno in cui il suo castello di carte crolla a causa di un colpo di vento inaspettato. Un colpo di vento che spalanca la finestra, gonfia la tenda e butta giù tutti gli oggetti rigorosamente ordinati sulle mensole. Un colpo di vento che abbatte la sua relazione d’amore e una buona dose delle sue certezze di donna, insieme alla fiducia, la stima e l’illusoria certezza di conoscere l’altro. E allora meglio tirare i remi in barca, meglio smettere di provare, ricominciare, mettersi in gioco, quando il dolore è tanto forte da paralizzarti. Invece è proprio fra quei dettagli ormai stonati della sua vita che le cose succedono, e l’improvvisa custodia dei nipoti, deliziosi e impacciatissimi nerd, le regala una maternità che arriva quando ormai il desiderio era stato da tempo riposto in soffitta. Porta con sé anche una rivoluzione imprevista fatta di domande, richieste d’affetto e rassicurazione e lezioni in piscina osservate con orgoglio dagli spalti. Ed è proprio tra quegli spalti che incontra Lorenzo con i suoi modi gentili e il suo ottimismo senza freni. Lorenzo e il suo divorzio ancora fresco, una ex moglie malvagia come una strega e una figlia adolescente capricciosa e viziata. Tante cose li accomunano, ma tante li dividono. Perché è poco per loro il tempo da dedicare all’amore. Perché ci vuole coraggio per ricalcolare il percorso e azzardare un cammino alternativo e sconosciuto, che rischia di portarti fuori strada, ma anche a vedere panorami inaspettati e bellissimi. Perché a volte la felicità risiede nella magia di un momento imperfetto. Dopo lo straordinario successo di Ci vediamo un giorno di questi, per mesi in cima alle classifiche, Federica Bosco torna dai suoi lettori che vivono delle sue storie. Un nuovo romanzo che sfata il mito della perfezione per ridare vita alle scelte sbagliate, agli errori, alle cadute. Perché non c’è un tempo giusto o uno sbagliato per amare, perdonare, cambiare, vivere. C’è il tempo dettato da ognuno di noi con il suo personale e magico rintocco.
Si pensa che sia tutta una questione di trovarsi al posto giusto nel momento giusto quando in realtà la faccenda è un’altra. Non è questione di fortuna o destino avverso quanto piuttosto di sfruttare le occasioni che la vita ci offre usando le risorse che possediamo. A volte ad esempio un tradimento può sembrare la fine del mondo quando invece può essere l’opportunità di uscire da una storia sbagliata e aprirsi a nuove conoscenze. Un famigliare, un amico o un collega dal carattere opposto è un arricchimento e un contemperamento delle nostre convinzioni mentali. Insomma, guardare il bicchiere mezzo pieno è uno stile di vita che permette di godere delle piccole cose e di trovare il nostro momento imperfetto.
E’ questo quello che in sostanza Federica Bosco nel suo ultimo romanzo, ovvero che non esistono attimi perfetti ma solo i nostri momenti imperfetti, che pur non essendo perfetti ci calzano perfettamente.
Attraverso la voce di Alessandra – unico pov della storia – l’autrice racconta la vita incasinata della protagonista che dopo un tradimento rivoluziona tutta la sua vita. Prima però passa tutte le fasi dell’elaborazione della perdita: negazione (fingendo di non aver trovato le prove del fedifrago), rabbia (l’ira funesta che la manda in bestia letteralmente), contrattazione (il periodo di auto convinzione che il meglio deve ancora venire), depressione (pianti a fontana, film lacrimevoli e cibi consolatori), accettazione (finalmente Alessandra si da una smossa e si libera mentalmente dal pensiero fisso di Nicola, e lo vede per quello che è: un emerito imbecille!)
È però la fase della rabbia quella astiosa e allo stesso tempo liberatoria che mi ha fatto venire in mente una canzone. Si perché immagino Alessandra, davvero arrabbiata, che apostroferebbe così il suo ex:
“Che doppia faccia alibi gentile ruffiano come pochi ti ho dato troppe ultime occasioni ma questa non la scordi più Brutto sciacallo ti dovrai pentire ti appendo a un chiodo a testa in giù così mi puoi leccare le ferite e almeno impari a far qualcosa in più”. (Gianna Nannini – Ti spezzo il cuore).
Se l’ex è un stupido, la genitrice di Alessandra, Marcella, una lady di ferro sempre pronta a sferrare i suoi “Te l’avevo detto”, “Perché te lo dice mamma”, “La mamma ha sempre ragione”, “Io lo sapevo” “non se ne parla nemmeno”. Una donna forte e categorica che non ammette repliche e che procede a ruota libera nei suoi monologhi onniscienti. Ecco lei e la sua fermezza (come quella di quasi tutte le mamme) mi ha richiamato alla mente un classico della musica R&B, Mama said delle The Shirelles, ma che Dionne Bromfield cantava così:
Mama said there'll be days like this There'll be days like this Mama said, Mama said mama said Hey! Don't you worry (La mamma ha detto che ci saranno giornate come questa ci saranno giorni come questo la mamma ha detto La mamma ha detto mamma ha detto Hey! Non ti preoccupare).
Alessandra dunque non ha vita facile: un ex cretino e traditore, una madre che a Margaret Tatcher le fa un baffo e una sorella – Gaia – che le crea mille problemi con i suoi amori scombinati e i suoi progetti sgangherati, una donna fragile ma generosa, con una personalità così energica da essere borderline. Una versione baudelairiana in gonnella che Povia descriverebbe così:
Mia sorella che si fida ad occhi chiusi della gente, mia sorella più guadagna amore e più ne spende, mia sorella che si sveglia tardi dai suoi sogni e poi telefona..rimurgina...lei non aspetta principi, le labbra di cream caramel e la sua solitudine....! (Mia sorella Povia).
In mezzo a tutto questo marasma umano, ritaglia il suo posto in poltrona suo padre Vittorio, un uomo mite e fin troppo pacato la cui entrata in scena è quella – da psicologo qual è – di cercare di sedare gli animi accesi, con scarsi risultati, perché i suoi modi placidi e lenti vengono travolti dal temperamento esplosivo di sua figlia Gaia e da quel tornado di sua moglie. Marcello è un uomo, e come tale cerca di evitare i conflitti, e spesso lascia le sue donne in balia della tempesta, stanco della recidiva delle situazioni. Me lo immagino così, un eterno indeciso che i The Clash descriverebbero così:
Should I cool it or should I blow? Should I stay or should I go now? If I go there will be trouble and if I stay it will be double (Mi devo calmare o devo esplodere? Devo restare o devo andare ora? Se vado ci saranno problemi e se resto ce ne saranno il doppio)
A risentire delle due presenze ingombranti di Marcella e Gaia, non sono soltanto Vittorio e Alessandra, ma due piccole anime innocenti cresciute troppo in fretta in una famiglia piuttosto disfunzionale che però al momento giusto sa esserci sempre. Apollo e Tobia, figli di Gaia, dei piccoli nerd gentleman intelligenti che hanno solo bisogno di essere confortati e di sapere che ci sarà sempre chi gli tenderà una mano e gli farà da bussola nelle tempeste. E sarà proprio zia Ale a sostenerli per affrontare le bufere:
Have no fear …Before you cross the street… Take my hand every day in every way it's getting better and better (Non avere paura, prima di attraversare la strada afferra la mia mano…ogni giorno ad ogni modo andrà sempre meglio) - Beautiful boy John Lennon
…e poi finalmente c’è Lorenzo per il quale tra alti e bassi e mille difficoltà conta solo l’amore:
“Io e te ne abbiamo vista qualcuna vissuta qualcuna ed abbiamo capito per bene il termine insieme…L'amore conta…nessuno dice mai se prima o se poi e forse qualche dio non ha finito con noi l'amore conta… Grazie per il tempo pieno, grazie per la te più vera, grazie per i denti stretti i difetti, per le botte d'allegria, per la nostra fantasia l'amore conta” (L’amore conta - Ligabue).
E per tutta la famiglia allargata, nella visione positiva dell’epilogo, in media stat virtus ovvero:
“Nel mezzo c'è tutto il resto e tutto il resto è giorno dopo giorno e giorno dopo giorno è silenziosamente costruire e costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione” (Costruire – Niccolò Fabi)
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