Review party: La chiave dei ricordi - Kathryn Hughes

Dall'autrice del besteller La lettera, La chiave dei ricordi, il nuovo romanzo di Kathryn Hughes.

Titolo: La chiave dei ricordi
Autore: Kathryn Hughes
Genere: Narrativa
Editore: Nord editrice
Link d'acquisto: In fondo alla pagina

TRAMA

Da dove si ricomincia, quando si ha perso tutto? Sarah non ha ancora una risposta. A trentotto anni, dopo un divorzio difficile, è tornata a casa dei genitori, convinta di non avere più un futuro. Per distrarsi dai suoi problemi, decide di scrivere un libro su Ambergate, l'ospedale psichiatrico in cui aveva lavorato il padre, ormai chiuso da anni e che verrà presto demolito. Girovagando tra i corridoi di quell'enorme edificio in rovina, Sarah s’imbatte in una vecchia, polverosa valigia, abbandonata lì chissà quando da una paziente. Dentro c'è un biglietto su cui sono scritte poche righe che, sorprendentemente, la riguardano molto da vicino…
Rintracciare quella paziente diventa allora una missione. Spinta da una forza che credeva di aver perduto, Sarah insegue i labili indizi lasciati da quella donna, ricostruendo la storia di un dolore così grande da essere scambiato per follia, di un amore capace di rischiarare anche le tenebre più buie, di un segreto rimasto sepolto troppo a lungo. Un segreto che potrebbe cambiare anche la vita di Sarah.


RECENSIONE

«Etichetta numero 56/178. Chissà cosa vogliono dire questi numeri. Non riesco a trovargli un senso. Bene. Descrizione, pelle marrone, un po' malconcia...un acquerello senza cornice e firmato da Millie McCarthy, mi pare...un ciottolo con sopra dipinto un fiore rosa, un set spazzola e specchio, uno, due e tre abiti a fiori e...un coprifasce fatto a maglia, azzurro.»

Può la vita di una persona ridursi ad un'etichetta numerica? Può l'esistenza di un umano essere relegata in una valigia e dimenticata in una soffitta impolverata? No, ovvio che no. La vita di ogni essere umano è scritta ovunque a caratteri cubitali e lascia il segno, una scia luminosa pronta ad essere scandagliata da chiunque trovi una traccia dell'umana presenza. Non sto parlando solo di DNA chiaramente, ma mi riferisco a qualsiasi passo, mossa, oggetto, lettera, riconduca ad una determinata identità.

I cosiddetti "ritrovamenti postumi" hanno permesso agli storiografi di ricostruire il percorso del passato di intere popolazioni, di accadimenti politici religiosi e militari, di mettere a nudo la vita dei singoli (siano essi stati famosi o meno). Ed è quello che ha fatto Katryn Hughes, l'autrice di questo meraviglioso ed indimenticabile romanzo, attraverso le storie dei suoi protagonisti. Ella infatti, come una mirabile appassionata di puzzle, ha messo al suo posto ogni tassello delle tristi vicende segregate dietro ai cancelli di Abergate Lunatic Asylum, uno degli ospedali psichiatrici più grandi e temuti della Gran Bretagna. 

«Costruito tra il 1870 e il 1872 su disegno del celebre architetto Sir Leonard Groves, l’Ambergate County Lunatic Asylum era nato per ospitare 1.000 pazienti dalle zone di Manchester, Liverpool e Chester, ma intorno al 1950 nella struttura ne erano ricoverati ben 1.500: un grave caso di sovraffollamento. Nel 1925, in linea con lo sforzo nazionale per ridurre il marchio associato alla parola « manicomio », il nome venne cambiato in Ambergate Mental Hospital, e venne cambiato di nuovo nel 1959, in seguito all’approvazione del Mental Health Act, secondo cui la parola mental, ovvero « pazzo », non doveva piu` comparire nel nome degli ospedali. L’Ambergate Hospital chiuse i battenti nel 1997 e da allora l’edificio e` abbandonato, preda di vandali e piromani.»

L'Abergate faceva molta paura, con le sue mura spessa e invalicabili, con i cigolii delle sue porte blindate, con il giro visita degli psichiatri e di tutto lo staff addetto. Incuteva molto timore anche per i vicini di letto, la mancanza di igiene, le visite sporadiche di parenti disgustati e crudeli. Erano fonte di terrore pure per le punizioni corporali e le camere di massima sicurezza. Ciò che più di tutto, però, sfiniva i pazienti dell'Arbergate erano quei vestiti deformi e bolliti in acqua calda che indossati non solo graffiavano la pelle (tanto si erano induriti) ma li facevano sembrare derelitti, vittime di un naufragio. Oltre agli abiti dismessi e laceri, portavano un taglio di capelli sgraziato, realizzato con una sforbiciata degna di un macellaio maldestro, unghie sporche e lividi ovunque. A ridicolizzarli ancor più le infermiere e le consorelle, che permettevano alle pazienti femmine di truccarsi di tanto in tanto; più che make up sembrava un pastrocchio di un pittore astratto. 

In un ambiente così torvo e crudele, alle barbarie si aggiungevano altre azioni torbide e spietate, come quelle di far copulare i pazienti (infermieri compiacenti permettevano questi atti osceni), o addirittura di dare balli e festini, in un luogo in cui l'unica cosa da festeggiare era la fuga dalle sue  torture e prigionie. 

Scoprire tutte queste cose per Sarah, che vuole scrivere un romanzo su Abergate, non sarà semplice. Digerire verità scomode, segreti oscuri e tristi che la riguardano da vicino, toccare con mano il dolore chiuso in quelle vecchie valigie consunte, fare chiarezza nel suo cuore e nella sua vita vita famigliare però le darà la chiave di volta, quella giusta per aprirsi a nuovi orizzonti. 


Non crediate minimamente che il libro sia tutto qui. Il nucleo fondamentale è celato nella valigia etichetta numero 56/178, negli oggetti ivi contenuti e in una lettera nascosta sul fondo. Ed è la storia della proprietaria di quel bagaglio che si ricongiungerà in modo sorprendente a quella di Sarah, ad essere straordinariamente commovente, toccante, profonda. 

Kathryn Hughes mi ha letteralmente rapita, con le sue parole mi ha incantato per un pomeriggio intero, tenendomi incollata alle pagine del romanzo fino all'ultima pagina. La sua scrittura schietta, diretta e intrisa di sentimenti arriva ovunque anche negli sguardi delle persone più scettiche. L'autrice è stata capace di tessere una trama molto forte, senza per questo diventare dura e spietata nel raccontarla, anzi al contrario è stata bravissima nell'usare fluidità e dolcezza per esprimere fatti più che impietosi e truci. 

E' impossibile non restare affascinati da questa storia così bella e straziante. Una storia in cui non vi è nemmeno un'imperfezione: logica, coerente, coesa, con un'ottima e approfondita psicologia dei personaggi (variegati per tipologie e temperamenti), una trama documentata, intricata e appassionante. Una meraviglia rilegata imperdibile. 

A SPASSO CON... 
Sarah


nella soffitta impolverata e cadente di Abergate Mental Hospital, a catalogare valigie, etichette ed effetti personali che raccontano una storia, quella dei pazienti dell'obbrobriosa fortezza.





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