Recensione: A sangue freddo - Truman Capote
Il capolavoro di Truman Capote "A sangue freddo" ritorna in libreria grazie a Garzanti che lo ripropone ai lettori con una veste nuova ed è uscito lo scorso 7 novembre.
Titolo: A sangue freddo
Titolo originale: Truman
Autore: Truman Capote
Genere: ThrillerAutore: Truman Capote
Editore: Garzanti
Link d'acquisto: Amazon
TRAMA
Il 15 novembre 1959, nella cittadina di Holcomb, in Kansas, un proprietario terriero, sua moglie e i loro due figli vengono trovati brutalmente assassinati: sangue ovunque, cavi telefonici tagliati e solo pochi dollari rubati. A capo dell'inchiesta c'è l'agente Alvin Dewey, ma tutto ciò che ha sono due impronte, quattro corpi e molte domande. Truman Capote si reca sul luogo dell'omicidio con la sua amica d'infanzia, la scrittrice Harper Lee, e, mentre ricostruisce l'accaduto, le indagini che portano alla cattura, il processo e infine l'esecuzione dei colpevoli Perry Smith e Dick Hickcock, esplora le circostanze di questo terribile crimine e l'effetto che ha avuto sulle persone coinvolte, scavando nella natura più profonda della violenza americana. Non appena il reportage viene pubblicato, prima a puntate sul «New Yorker» nel 1965 e in volume l'anno successivo, Truman Capote diventa una vera celebrità e le vendite si impennano, così come gli inviti ai party più esclusivi e ai salotti televisivi. Ancora oggi,A sangue freddo viene considerato da molti il libro che ha dato origine a un nuovo genere letterario, un'opera rivoluzionaria e affascinante, una combinazione unica di abilità giornalistica e potere immaginativo.
RECENSIONE
A sangue freddo vede la luce per la prima volta nel 1965 quando esce a puntate fra settembre e ottobre di quell'anno, successivamente nel 1966 esce in un volume unico regalando al suo autore Truman Capote successo e notorietà seppur contornati da numerose critiche a causa dell'argomento trattato.
Capote era già conosciuto per il suo precedente romanzo, Colazione da Tiffany da cui è stato tratto l'indimenticabile film con Audrey Hepburn ma con A sangue freddo cambia completamente registro scegliendo di raccontare un fatto di cronaca nera realmente accaduto in Kansas nel 1959.
Capote ci regala un racconto a metà tra indagine giornalistica e romanzo con un intreccio narrativo ben congeniato che rende la trama più sciolta e meno pesante; la stesura e lavorazione del libro dura ben sei anni al termine dei quali la trama ha preso forma grazie al lavoro e alla dedizione incessante di Capote che di questa vicenda ne ha quasi fatto un'ossessione e forse (ma non certo) è anche per questo motivo che A sangue freddo è l'ultimo libro che segna la parola fine alla carriera di Capote come scrittore che dopo questa sua ultima opera non ha più pubblicato nulla.
La vicenda che sta al centro del libro è un brutto episodio di cronaca nera avvenuto nel lontano novembre del 1959, siamo a Holcomb in Kansas, una comunità rurale con una realtà semplice e tranquilla; grandi appezzamenti di terra coltivabili costituiscono la maggior fonte di rendimento per le famiglie che popolano la zona e gli abitanti di Holcomb sono tutti persone dai sani valori morali, molto religiose e chi più o meno benestante.
Fra tutti spicca la famiglia Clutter formata da Herb, sua moglie Bonnie e i due figli Nancy e Kenyon, molto stimati e ben voluti da tutta la comunità.
Nella notte fra sabato e domenica del 16 novembre 1959 l'intera famiglia viene brutalmente sterminata a colpi di fucile da due loschi individui che poi spariscono nella notte senza lasciare traccia e gettando nel terrore e nello sconforto l'intera comunità di Holcomb, nessuno dei cittadini e soprattutto neanche la polizia che indaga sull'omicidio riesce a spiegarsi le ragioni che hanno portato ad una cosi grave tragedia che sembra essere avvenuta senza un motivo logico.
“Quella sera, dopo esserseli asciugati e spazzolati e raccolti in un leggero foulard, prese dall’armadio gli indumenti che avrebbe indossato l’indomani per andare in chiesa, calze di nailon, scarpe nere, un abito di velluto a coste rosso, il più grazioso che aveva, fatto da lei stessa. L’abito con cui sarebbe stata seppellita”.
L'intento di Truman Capote è proprio quello di andare a fondo nella storia e di capire le motivazioni che hanno spinto questi due assassini, Dick Hitchock e Perry Smith, a uccidere a sangue freddo e senza alcuna pietà o rimorso delle persone disarmate e innocenti dentro la loro stessa casa; quello di Capote è un lavoro di indagine sulla famiglia Clutter e individualmente sui suoi componenti ma soprattutto è un'indagine sui due assassini, l'autore scava nel loro passato, nel loro presente, indaga in maniera approfondita nella loro psiche per capire quali sono le basi che hanno formato il loro carattere e se in essi ci sia una qualche traccia di coscienza.
Ciò che ne deriva è il ritratto lucido e oggettivo di due uomini disadattati della società e del loro percorso di inesorabile autodistruzione; Smith e Hickock sono due criminali che usciti recentemente di galera dopo l'arresto per furto e truffa compiono il grande salto passando da ladri ad assassini.
Sono individui con una personale visione del mondo e con manie distorte di grandezza e potere che li hanno spinti alla costante ricerca di vendetta e riscatto verso una non meglio imprecisata idea di ingiustizia perpetrata nei loro confronti da una società che non li comprende e non li giustifica come loro vorrebbero; cosi come si evince dai loro stessi racconti probabilmente la loro infanzia, costellata di abusi e abbandono e dalla mancanza di figure genitoriali di riferimento, ha influito in parte nella loro crescita psicologica e morale trasformando due ragazzi infelici in uomini pieni di rabbia che nonostante ogni giustificazione hanno scelto con lucida freddezza di diventare giudici e giustizieri togliendo la vita ad altri esseri umani.
Senza dubbio fra i due criminali l'autore ha scelto di dare più risalto ed ampio spazio a Perry Smith che rispetto al suo complice sembra possedere una personalità più complessa e segnata da luci ed ombre; sembra quasi che Capote voglia spingere il lettore ad empatizzare con lui e per assurdo a comprenderlo e devo dire in sincerità seppur controvoglia ho provato sporadicamente qualche barlume di simpatia per quest'uomo che sembra possedere un briciolo di coscienza rispetto a Hickock che per tutta la lettura si delinea come sadico e spietato nonché incline alla pedofilia e allo stupro di cui fra l'altro non fa neanche un gran mistero.
Ma nonostante qualsiasi forma di empatia non si possono dimenticare le atroci azioni compiute perché nella realtà dei fatti è proprio Smith l'esecutore materiale dei quattro omicidi che ha compiuto con una freddezza e lucidità disarmante.
Ciò che ne deriva è il ritratto lucido e oggettivo di due uomini disadattati della società e del loro percorso di inesorabile autodistruzione; Smith e Hickock sono due criminali che usciti recentemente di galera dopo l'arresto per furto e truffa compiono il grande salto passando da ladri ad assassini.
Sono individui con una personale visione del mondo e con manie distorte di grandezza e potere che li hanno spinti alla costante ricerca di vendetta e riscatto verso una non meglio imprecisata idea di ingiustizia perpetrata nei loro confronti da una società che non li comprende e non li giustifica come loro vorrebbero; cosi come si evince dai loro stessi racconti probabilmente la loro infanzia, costellata di abusi e abbandono e dalla mancanza di figure genitoriali di riferimento, ha influito in parte nella loro crescita psicologica e morale trasformando due ragazzi infelici in uomini pieni di rabbia che nonostante ogni giustificazione hanno scelto con lucida freddezza di diventare giudici e giustizieri togliendo la vita ad altri esseri umani.
Senza dubbio fra i due criminali l'autore ha scelto di dare più risalto ed ampio spazio a Perry Smith che rispetto al suo complice sembra possedere una personalità più complessa e segnata da luci ed ombre; sembra quasi che Capote voglia spingere il lettore ad empatizzare con lui e per assurdo a comprenderlo e devo dire in sincerità seppur controvoglia ho provato sporadicamente qualche barlume di simpatia per quest'uomo che sembra possedere un briciolo di coscienza rispetto a Hickock che per tutta la lettura si delinea come sadico e spietato nonché incline alla pedofilia e allo stupro di cui fra l'altro non fa neanche un gran mistero.
Ma nonostante qualsiasi forma di empatia non si possono dimenticare le atroci azioni compiute perché nella realtà dei fatti è proprio Smith l'esecutore materiale dei quattro omicidi che ha compiuto con una freddezza e lucidità disarmante.
"Non lo stavo prendendo in giro. Non volevo far del male a quell’uomo. Pensavo davvero che fosse un signore molto perbene. Garbato. E questo ho continuato a pensare finché non gli ho tagliato la gola."
Truman Capote ha compiuto davvero un ottimo lavoro nel modo in cui ha impostato il libro, offrendoci la visione di un'America divisa in due descrivendo da un lato la terra promessa fondata sui valori della famiglia, del lavoro e della dignità e dall'altro lato un paese dove alberga la violenza gratuita e il totale disdegno del rispetto della vita umana.
Capote è un narratore oggettivo ed imparziale che ci racconta i fatti nella loro crudezza senza tralasciare nulla ma al contempo lascia il lettore libero di farsi la sua propria opinione senza influenzarlo minimamente con giudizi o recriminazioni attenendosi ai fatti e restando imparziale perlomeno entro i confini del libro.
Non conoscevo Truman Capote ma ho scoperto un valido autore e leggere questo romanzo diverso dal solito si è rivelato per me estremamente interessante soprattutto per i spunti di riflessione offerti dalla lettura come il controverso argomento sulla pena di morte che tutt'oggi viene ancora praticato in alcuni stati americani e che porta alla ribalta la questione se sia giusto o meno applicarla a chi si macchia di gravi reati.
Capote è un narratore oggettivo ed imparziale che ci racconta i fatti nella loro crudezza senza tralasciare nulla ma al contempo lascia il lettore libero di farsi la sua propria opinione senza influenzarlo minimamente con giudizi o recriminazioni attenendosi ai fatti e restando imparziale perlomeno entro i confini del libro.
Non conoscevo Truman Capote ma ho scoperto un valido autore e leggere questo romanzo diverso dal solito si è rivelato per me estremamente interessante soprattutto per i spunti di riflessione offerti dalla lettura come il controverso argomento sulla pena di morte che tutt'oggi viene ancora praticato in alcuni stati americani e che porta alla ribalta la questione se sia giusto o meno applicarla a chi si macchia di gravi reati.
"Be', cosa c'è da dire sulla condanna a morte? Io non sono contrario. Si tratta solo di vendetta, ma che c'è di male nella vendetta? E' molto importante. Se io fossi parente dei Clutter, o di uno di quelli che York e Latham hanno fatto fuori, non potrei riposare tranquillo fino a quando il responsabile non avesse fatto quel famoso giretto sulla Grande Altalena. Quella gente che scrive lettere ai giornali. Ce n'erano due sul giornale di Topeka, ieri, una era di un ministro religioso. Dicevano insomma cos'è tutta questa farsa legale, perché quei figli di cane di Smith e Hickock non hanno avuto il fatto loro, come mai questi maledetti assassini stanno ancora mangiando il denaro dei contribuenti. Be', io capisco il loro punto di vista. Sono inviperiti perché non riescono ad avere quello che desiderano, la vendetta. E non l'avranno mai, se io posso evitarlo. Io credo nella forca. Purché non sia io a essere impiccato."
Le ultime pagine dedicate proprio all'esecuzione capitale di Smith e Hickock sono molti forti e crude e mi hanno ricordato il film Il miglio verde che io personalmente ho visto solo una volta, nonostante sia bellissimo, proprio perché le scene di morte mi hanno sconvolto. Vi consiglio caldamente la lettura di A sangue freddo, un classico della letteratura americana ma comunque sempre attuale.
A SPASSO CON...
Smith e Hitchcock
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