Recensione: Quando Hitler rubò il coniglio rosa - Judith Kerr

Buongiorno lettori oggi vi parliamo del libro di Judith Kerr dal titolo "Quando Hitler rubò il coniglio rosa" edito da Rizzoli e pubblicato il 21  gennaio.

Titolo: Quando Hitler rubò il coniglio rosa
Titolo originale: When Hitler Stole Pink Rabbit
Autore: Judith Kerr
Genere: Narrativa storica
Editore: Rizzoli
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TRAMA

Germania, 1933. Hitler è salito al potere, e per il papà di Anna, un famoso giornalista ebreo, la vita a Berlino diventa di colpo pericolosa. Partire è l'unica cosa da fare, insieme a tutta la sua famiglia, ma per andare dove? Come vivranno? Che cosa porteranno con loro e che cosa lasceranno? Potranno essere felici lontano da casa? E Anna, ritroverà il suo coniglio rosa? Le emozioni, la difficoltà, la paura, ma anche la sorpresa e perfino i sorrisi si fondono in questa storia ambientata in uno dei momenti più cupi della Storia. Pubblicato per la prima volta nel 1971, il celebre romanzo per ragazzi di Judith Kerr, ispirato alla sua storia, rivive in una nuova veste grafica. Età di lettura: da 10 anni.

RECENSIONE

Come vi sentireste a dover abbandonare la vostra vita perché il mondo che vi circonda non è più sicuro? Cosa accadrebbe se l'unica soluzione fosse quella di scappare, dimenticando la vita così per come l'avete sempre conosciuta?
Judith Kerr risponde a questi quesiti raccontandoci in maniera romanzata la sua infanzia vissuta ai tempi del nazismo e della persecuzione agli ebrei; la giovane protagonista Anna insieme alla sua famiglia è costretta a fuggire da Berlino quando i nazisti salgono al potere.
Il padre di Anna è un famoso giornalista ebreo che non ha mai fatto mistero del suo odio verso Hitler e così quando i nazisti iniziano a dettar legge è scontato dire che l'uomo diventa un facile bersaglio da eliminare ad ogni costo, così prima che la situazione possa degenerare Anna e la sua famiglia decidono di fuggire per salvarsi la vita e inizia il loro pellegrinaggio.

La prima tappa è la Svizzera, poi Parigi ed infine l'Inghilterra dove si stabiliscono definitivamente.
Attraverso gli occhi di Anna siamo testimoni del loro pellegrinaggio attraverso l'Europa che fa di loro dei profughi, Anna ci racconta in modo ingenuo e genuino della tristezza provata nel dover abbandonare in Germania tutto ciò che le è caro perché possono portare con loro solo il minimo indispensabile e così a malincuore è costretta ad abbandonare il suo amato coniglietto rosa che attraverso gli occhi della mente vede già nelle grinfie di Hitler.

Ma nonostante la sofferenza Anna guarda a questa nuova vita che l'aspetta con l'entusiasmo e l'eccitazione tipica dei bambini che si apprestano a scoprire il mondo; a differenza degli adulti a cui innegabilmente pesa maggiormente essere strappati dalle propria vita e dalle abitudini, lei guarda con sguardo curioso e spensierato il mondo che la circonda.

"Rimasero in silenzio per un momento. Poi Anna disse: «Non è buffo?».  «Cosa?» «Che credevamo di tornare a Berlino dopo sei mesi.
Siamo già via da più di un anno.» «Lo so» disse Max.  Di colpo, senza nessun motivo, Anna si ricordò della vecchia casa in modo così vivo come se la vedesse.  Le parve di correre su per le scale e di vedere la piccola macchia sul tappeto del pianerottolo dove una volta aveva rovesciato un po’ d’inchiostro, e di scorgere dalla finestra il pero nel giardino."


Anna ci racconta con semplicità di luoghi per lei sconosciuti dove incontra tanti e nuovi amici che la aiutano ogni volta ad ambientarsi ma alla positività che sempre la contraddistingue a volte si affianca la tristezza per il ricordo del passato che ogni tanto fa capolino e l'incertezza per il futuro che sembra cosi indefinito.
Il periodo parigino è molto impegnativo sia per Anna che per il fratello Max che trovandosi in una nazione diversa devono fare i conti con una lingua che non capiscono e che sembra impossibile da imparare; non mancano i momenti di sconforto ma basta la bellezza di un tramonto con i suoi colori sgargianti a ridarle la serenità e la voglia di andare avanti.
Nonostante le difficoltà economiche dei suoi genitori e la loro precaria situazione la giovane Anna si sente felice perché per lei l'unica cosa davvero essenziale è che la sua famiglia sia sempre unita, non importano né il luogo e neanche il denaro.

"Anna fissò la tovaglia rossa davanti a sé. «È che io penso che dobbiamo stare insieme» disse. «Non importa dove e come. Non mi importa se è difficile, se non ci sono soldi, e non mi importa di quella stupida portinaia che stamattina… insomma, purché restiamo tutti e quattro insieme.»"

Il libro di Judith Kerr è una preziosa testimonianza che ci parla di un periodo storico importante, è una lettura vera ed emozionante perché aiuta a mantenere vivo il ricordo di un'epoca terribile nella quale la paura e la sofferenza imperversavano e che non deve mai essere dimenticato.
È sicuramente un libro adatto anche ai più giovani perché proprio come Il diario di Anna Frank è scritto con un linguaggio semplice e diretto ed è in grado di sensibilizzare i ragazzi su temi storici ed importanti.

A SPASSO CON... 
Ellen


per le vie di Parigi ai tempi della seconda guerra mondiale, per fuggire dai nazisti ed imparare una lingua sconosciuta.



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