Recensione: Quel che affidiamo al vento - Laura Imai Messina

Buongiorno lettori, oggi vi parlo di un romanzo intenso, carico di emozioni forti, che ci conduce in un luogo autentico, reale, attraversando le vite dolenti di chi ha perso e poi ha ricominciato a vivere, e restituendoci un mondo fragile ma anche magico e denso di speranza.

Titolo: Quel che affidiamo al vento
Autore: Laura Imai Messina
Genere: Narrativa Contemporanea
Editore: Piemme
Link d'acquisto: Amazon

TRAMA 

Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell'aldilà. Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent'anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo. Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre. Per rimarginare la vita serve coraggio, fortuna e un luogo comune in cui dipanare il racconto prudente di sé. E ora che quel luogo prezioso rischia di esserle portato via dall'uragano, Yui decide di affrontare il vento, quello che scuote la terra così come quello che solleva le voci di chi non c'è più. E poi? E poi Yui lo avrebbe presto scoperto. Che è un vero miracolo l'amore. Anche il secondo, anche quello che arriva per sbaglio. Perché quando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avviene. Laura Imai Messina ci conduce in un luogo realmente esistente nel nord-est del Giappone, toccando con delicatezza la tragedia dello tsunami del 2011, e consegnandoci un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà.


RECENSIONE

"Questa storia è ispirata a un luogo che esiste realmente, a nord-est del Giappone, nella Prefettura di Iwate. Un giorno, un uomo installò una cabina telefonica nel giardino della sua casa ai piedi di Kujira-yama, la Montagna della Balena, subito accanto alla città di Ōtsuchi, uno dei luoghi più colpiti dallo tsunami dell’11 marzo 2011. All’interno è posato un vecchio telefono nero, non collegato, che trasporta le voci nel vento. Migliaia di persone vi si recano in pellegrinaggio ogni anno."

Laura Imai Messina vive in Giappone dal 2006, conosce bene le tradizioni, le usanze e i costumi del luogo e in questo romanzo ha voluto raccontare, con sguardo attento e stile raffinato, il dramma di chi è sopravvissuto a quel funesto 11 Marzo 2011, quando un violentissimo tsunami si abbatté sul nord-est del paese.
Ma soprattuto ha voluto dare una speranza a tutti quelli che hanno perso una persona cara, che sia una figlia, una madre, una moglie, raccontando del "telefono del vento".
Un posto magico, realmente esistente, dove la gente si reca per parlare alla cornetta di un apparecchio non collegato, con i propri defunti e affidando quindi al vento la propria voce, nella speranza e nella convizione che questa possa arrivare a loro.

«Anche se passa del tempo, il ricordo di chi abbiamo amato non invecchia. Invecchiamo solo noi»


Un luogo sacro, oasi di pace e portore di speranza per gli abitanti del Giappone che da quel giorno continuano, in un incessante pellegrinaggio, a rendere omaggio ai loro cari. Un luogo meta di molti turisti, a cui negli anni è stato dedicato un commente documentario “Il telefono del vento – sussurri alle famiglie perdute” e che e ha ispirato il suo creatore a scrivere un libro di successo intitolato “Il telefono del vento – Quello che ho visto al telefono nei sei anni dal terremoto”, così come ha ispirato Laura Imei Messina, che vi colloca i suoi protagonisti, Yui e Takeshi.
Raccontari de romanzo sarebbe banale e scontato... questo è un romanzo che va vissuto, assaporato, vivendo sulla propria pelle le sensazioni in esso contunute. Si certo, tra queste c'è anche il dolore, straziante, annientatore, ma c'è anche la speranza, la rinascita e la riscoperta della di un'emozione semplice ma llo stesso tempo vitale come la gioia,
La gioia di una parola perduta, la gioia di una nuova vita ma che non lascia mai indietro il passato, perchè dimenticare è impossibile ma soprattuto sbagliato!

«Si rimane genitori, anche quando i figli non ci sono più.»


Dopo aver letto il romanzo, sono andata a caccia di informazioni, e grazie al meraviglioso mond di internet ho scoperto che a breve uscirà un film intitolato “The Phone of the Wind”, diretto da Nobuhiro Suwa.
Inoltre, Radio Deejay, dopo aver ospitato l'autrice di "Quel che affidiamo al vento", hapromosso una bellissima iniziativa e nella notte tra il 30 e 31 Gennaio chiunque ha potuto mandare alla radio messaggi vocali a chi non c’è più.
Ma chicche delle chicche, ho scoperto dell'esitenza di un telefono del vento, proprio qui, in Italia ed esattamente sul Monte Beigua, a 1100 metri sul livello del mare, al Rifugio Pratorotondo.
Bene, spero di avervi incuriositi abbastanza da intraprendere questo emozionante e intenso viaggio tra le colline di Bell Gardia, e magari chissà lasciare che la vostra voce, trasportata dal vento raggiunga con un pensiero o una carezza, chi ci guarda da lassù!

A SPASSO CON...
Yui e Takeshi

per dare voce a chi non ne ha più!

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