Recensione: Canto di Natale - Charles Dickens

La più celebre storia di Natale, toccante parabola fantastica di Charles Dickens, in un volume meravigliosamente illustrato da Iacopo Bruno.

Titolo: Canto di Natale
Autore: Charles Dickens
Traduttore: Beatrice Masini
Illustratore: Iacopo Bruno
Editore: Rizzoli
Genere: Narrativa ragazzi
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TRAMA

Tintinnare di monete e frusciare di banconote: solo a questo pensa il vecchio e avaro Ebenezer Scrooge. Ma tutto cambia nella magica e spaventosa notte di Natale quando Scrooge riceve la visita di tre spiriti che lo costringono ad aprire finalmente gli occhi. E il cuore.

RECENSIONE

Un classico della letteratura che va letto almeno una volta nella vita. Sarebbe d'uopo rileggerlo ogni anno nel periodo pre-natalizio per arrivare alla festa più bella dell'anno muniti del giusto spirito. Seppur scritto nel 1843, "Canto di Natale" di Charles Dickens è infatti un romanzo breve sempre attuale, che mette in evidenza l'avidità e l'egoismo a discapito di altruismo e generosità. Quale momento migliore, se non il Natale per riscoprire i valori di umiltà, bontà e gentilezza? 
Ecco qui che entra in gioco "Canto di Natale", a fare da mental coach all'essere umano che, come il protagonista della storia Ebenezer Scrooge, è sempre più preso da cupidigia e brame inutili. 

Scrooge infatti, non si può certo definire un uomo amabile, e passa tutto il suo tempo ad accumulare ricchezza, dispensare cattiverie e a sfruttare la manodopera dei suoi operari a condizioni improponibili. La sua proverbiale avidità è nota in tutta Londra, tant'è che non ne fa mistero mostrando odio e disprezzo per tutto ciò che comporta spreco di tempo e denaro, Natale compreso, che ritiene un'inutile festività concessa all'uomo proprio per buttare al vento ore e monete. 

Ma è la vigilia di Natale e nemmeno il terribile e avaro Scrooge, lo scostumato zio che ha rifiutato pure il calore di una cena in famiglia, sarà immune alla magia del periodo. 
Scrooge, infilando la chiave nella toppa, vide nel batacchio, senza che ci fosse stato un processo di trasformazione, non un batacchio, ma il volto di Marley. Il volto di Marley. Non era immerso in un'ombra impenetrabile come gli altri oggetti nel cortile, ma emanava una luce tetra, come un'aragosta andata a male in una cantina buia. Non era arrabbiato, o feroce, ma fissava Scrooge come Marley aveva l'abitudine di fissarlo con occhiali spettrali in bilico sulla fronte spettrale.
Era il fantasma di Marley, il suo defunto socio in affari, fatto della sua stessa pasta, taccagno ed egoista. L'ex socio, fa poi il suo ingresso trionfale nell'abitazione di Ebenezer, cinto alla vita da una pesante catena di metallo che gli circondava tutto il corpo come un serpente, catena composta da chiavi, lucchetti, cassette di sicurezza, registri, documenti e tasche a maglia metallica. A quanto sembrava Marley non pare passarsela molto bene nell'oltretomba. La sua apparizione all'amico di un tempo era un chiaro messaggio di cambiare vita e priorità, perché altrimenti l'aldilà sarebbe stato per lui un luogo ancora peggiore, e avrebbe dovuto portare una catena ancora più lunga e pesante. 
Era la prima volta che il vecchio banchiere si spaventava, ma Marley gli aveva garantito che nulla era ancora perduto se avesse ascoltato i tre fantasmi che gli avrebbero fatto visita: il Fantasma del Natale passato, il Fantasma del Natale presente e infine il Fantasma del Natale futuro.
Ma ciò che questi tre spiriti mostreranno ad Ebenezer Scrooge srvirà a redimerlo?

Charles Dickens racconta una storia straordinaria ed eternamente attuale con uno stile del tutto originale, adoperando un linguaggio che alterna semplicità a complessità di termini ed argomentazioni, momenti di alta ironia ad attimi di commozione pure, in cui il canale lacrimale scorre come un fiume in piena. Ma è il tono teatrale a renderlo unico, quando suggerisce al lettore di immaginare, capire di empatizzare con il personaggio come fosse l'invisibile elemento sulla scena. 

La straordinarietà de "Il Canto di Natale" è la sua capacità di ispirare. Basti pensare ai numerosi adattamenti cinematografici, teatrali, alle serie tv e ai cartoon movies che ne hanno fatto di Scrooge un personaggio leggendario, fino a dare origine ad un altro personaggio celeberrimo: Paperon de' Paperoni, il caro e vecchio zio di Qui, Quo, Qua che fa il bagno nei suoi soldi!

Canto di Natale, come dicevo all'inizio è un libro che almeno una volta va letto, perché induce il lettore a riflettere, e non è così scontato che ci si fermi a pensare su cosa siamo e in che direzione stiamo andando, e che nessun oro del mondo arricchirà la nostra anima se non siamo buoni e altruisti. 

A SPASSO CON...
Ebenezer Scrooge

per le strade di Londra, solitario e musone.





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1 commento

  1. In seguito, il regista ha abbandonato ulteriori esperimenti quando è emerso il buon https://streamingcommunitynuovo.tv cinema.

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