Recensione: Tutto il bene, tutto il male - Carola Carulli

Con delicatezza e una scrittura ricca di sfumature, Carola Carulli getta uno sguardo originale sulla maternità, sull'ambivalenza dei legami di sangue e sulla straordinaria capacità delle donne di ferirsi e di curarsi l'un l'altra.

Titolo: Tutto il bene, tutto il male
Autore: Carola Carulli
Editore: Salani
Genere: Narrativa
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TRAMA

Bisogna avere coraggio anche per essere felici, e Sveva nella casa dei suoi genitori non lo è mai stata. Sarah, sua madre, ha puntato tutto sulla bellezza e sulla conquista di un ruolo in società, per osservare il mondo da una posizione comoda. Ma a Sveva non importa dei bei vestiti o delle scuole esclusive, né di cercare un uomo perbene e un matrimonio sicuro. Per questo, ogni volta che può scappa da sua zia Alma, la mamma che avrebbe voluto, la stramba con gli occhi di colori diversi, l'irregolare di famiglia, la ribelle a cui non va mai bene niente. In lei ha trovato un'amica e una complice, qualcuno da cui imparare il senso dell'amore, l'indipendenza e - perché no? - anche gli sbagli. Se la disobbedienza è un tratto ereditario, Sveva è certa di averla ricevuta da lei e dalla bisnonna, che aveva poteri da sensitiva e che da molto lontano continua a vegliare su di loro. Quando Alma rimane incinta di Tommaso, creatura solitaria che appartiene unicamente al mare, il fragile e complicato equilibrio familiare rischia di rompersi. Per tutti loro arriva il momento di rimettere ordine dentro se stessi o, forse, di accettare che la vita è destinata a restare eternamente inesatta e che le persone più importanti sono quelle che ti piovono addosso senza preavviso. 

RECENSIONE

Ogni nipote trova in suo zio un complice perfetto, un riparo dalle sgridate dei genitori, un prezioso amico con cui poter condividere meravigliose avventure. E cosa trova ogni zio in un nipote? Uno zio trova la felicità. Ma se poi una zia all'improvviso fa un figlio? 

E' quello che succede a Sveva ed Alma, zia e nipote, compagne di idee e di sogni, conniventi di avventure, colleghe di cattive etichette familiari. Sveva e Alma sono così legate e così simili che paiono essere sorrette dallo stesso cordone ombelicale. 
Non che fossero tutte rose e fiori con mia zia. Litigavamo spesso, anzi. Per lei ero una ragazzina indomabile e temeva che ricalcassi i suoi errori. A volte la facevo impazzire, andava su tutte le furie. Eppure mi capiva, capiva lo strazio di vivere in una casa dove tutto ti sta stretto, la voglia di scappare non importa dove, ma lontano dai tuoi genitori, dal conformismo, dalle regole. Le stesse da cui scappava lei da quando era venuta al mondo. 
Zia e nipote, era uno il prosieguo dell'altra, amanti delle arti e delle cose semplici e giuste, della spontaneità e dei prodotti a basso costo. Rifulgevano di vitalità e a volte si adombravano per un nonnulla, come alberi esposti alle variazioni climatiche. Sicuramente mal tolleravano il bon ton, le convenzioni sociali, i golf club e le mogli agghindate di uomini poco presenti e dal portafoglio pieno. Per questo Sveva non sopportava sua madre che incarnava quel tipo di donna da salotto e te con i pasticcini a dialogare di argomenti civettuoli e senza spessore, e Alma sua sorella che non perdeva occasione per denigrarla e farle la morale. (piccola parentesi: la mamma di Sveva e sorella di Alma, se l'è scampata bella dalla mia antipatia per lei, ogni volta che leggevo di lei mi mettevo a cantare con enfasi "datemi un martello, che cosa ne vuoi fare, lo voglio dare in testa a chi non mi va, a quella smorfiosa, con gli occhi dipinti...chiusa parentesi)

Sceneggiatrice Alma, attrice di teatri off sperimentali Sveva, nella vita quotidiana facevano tutt'altro che recitare, anzi la loro voglia di sincerità, di libertà, di agire senza freni, li aveva ancora più legate, condannandole a una quasi corrispondenza simbiotica, che pareva nessuno potesse sciogliere. Alma era dunque la zia perfetta che vizia, comprende e consiglia. Soprattutto l'alternativa migliore ad una madre inquadrata e perbenista fino all'osso. 

Tutte le cose belle purtroppo prima o poi finiscono, e quel momento per Sveva arrivò quando sua zia le disse di aspettare un figlio. Sveva resta sconvolta, come travolta da un uragano, restia egoisticamente a perdere quella che lei considerava sua madre. Non voleva affatto che un piccolo esserino puzzolente le rubasse il posto, privandole di quel legame unico che le dava ossigeno affettivo. Tuttavia, con quel nascituro doveva farci i conti, e pure con la sua gelosia. 

Da quell'annuncio si inizia a sgretolare l'equilibrio del rapporto zia e nipote e da lì in poi inizia un effetto domino che rimescola tutte le carte del nucleo familiare e travolge nel suo vortice il senso di maternità e femminilità, sconvolgendo e coinvolgendo tutte le donne che ne fanno parte, fino a riassestarsi e a ritrovare un nuovo e differente equilibrio, più forte e consapevole. 

"Tutto il bene, tutto il male" è un titolo evocativo che sottolinea lo yin e lo yang dei rapporti umani dove il concetto di famiglia non è racchiuso nella staticità delle pagine di un vocabolario, ma si fa dinamico nella misura in cui a creare lo status di famigliare non è il legame di sangue ma la conoscenza, l'affetto e la presenza dell'uno nei confronti dell'altro. La biologia e l'affettività possono coesistere ma solo la seconda per la Carullo è necessaria. 

Un romanzo da leggere tutto d'un fiato in cui le donne fanno un rumore incredibile.






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