Musica: Fifty Shades of Love Songs

Vi è mai capitato di dire una parola che immediatamente richiami alla mente qualcosa di ben definito che non necessariamente corrisponde al suo significato etimologico?
Ebbene, a prescindere dal fatto che abbiate o meno letto (o visto su schermo) la trilogia di “Cinquanta sfumature”, credo di poter affermare con certezza matematica che se parlate di sfumature o se leggete grey su qualche etichetta, in automatico penserete alla storia di Christian Grey e Anastasia Steele. E. L. James e la serie erotica a sua firma sono diventate un fenomeno di massa, di cui si è discusso e di cui ancora si blatera in bene o in male. I "bollenti" spiriti dei protagonisti hanno fatto da spartiacque tra i milioni di fan sfegatati e gli oppositori che hanno esultato solo alla fine del terzo film ispirato alla trilogia.
Ebbene io faccio parte di questa seconda categoria, che non solo ha girato l’ultima pagina del primo volume ripromettendosi di non ripetere più l’esperienza, ma che è andata in supplica al cinema (per tutti e tre i films) accompagnando la sua amica entusiasta.  Mi sono data la zappa sui piedi insomma. E se non fosse stato per il soundtrack ad alleviarmi la terribile visione credo che non mi sarei più ripresa dallo shock.
A parte gli scherzi, sono seria quando vi dico che non ho apprezzato la storia, non per questo biasimo chi al contrario l’ha adorata. Del resto: de gustibus non disputandum est.

Una lancia a favore delle pellicole cinematografiche ispirate alla trilogia però voglio spezzarla: la colonna sonora di due film su tre è stata impeccabile, sia sotto il profilo della pertinenza fra le scene e i brani in sottofondo, sia in assoluto nella scelta dei pezzi e, onestamente, ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.

Cominciando proprio dal brano portante di “50 shades of grey”, Love Me Like You Do cantato da Ellie Goulding, candidato a diversi premi come gli Oscar, i Golden Globes e i Critics’ Choice Awards. A parte i cinque dischi di platino ricevuti solo in Italia e la critica più che positiva della rivista Rolling Stone, la canzone bollente della Goulding è perfetta come sigla d’apertura.


Oltre al celeberrimo brano Love me like you do le tracce della prima soundtrack contengono brani composti da Danny Elfman oltre a remix di pezzi di Rolling Stones, Frank Sinatra, Annie Lennox e Beyoncé arrangiati in un nuovo mood adatto alle scene ad alto tasso hot. Senza contare i pezzi originali dei The Weeknd e di Sia.
Tralasciando il remix dei brani di Beyoncè e Danny Elfman, The beast of Burden dei Rolling Stones - che fa da cornice alla prima colazione post coito della coppia, - opera di Keith Richards (founder della band britannica) - è tutt’oggi inclusa nella lista "Le 500 migliori canzoni secondo Rolling Stones". Un’implorante ballata soul che può essere vista come un’allegoria della vita di Richards, uno dei chitarristi, non dimentichiamoci, migliori nella storia della musica rock. E’ il mio preferito della lista dei brani della colonna sonora e, quando in filodiffusione è stato trasmesso al cinema, mi sono rianimata festosa dal torpore, metabolizzando anche la ridicola e finta ingenuità di Anastasia Steele (ribattezzata Anacozza, perché signori miei, in una inquadratura in controluce ne ho scorto un appuntamento mancato dall’estetista!).  


Non meno carico di significato il pezzo interpretato da Annie Lennox, I Put a Spell On You, un classico della musica soul le cui cover presenti sul mercato sono tutte degne di note (Nina Simone, Creedence Clearwater Revival, Tim Curry, Audience, Joe Cocker, Joss Stone, David Gilmour), nonostante l’originale di Jay Hawkins passò in sordina. La potenza vocale e la carica della cantante scozzese ne ha siglato una interpretazione unica, scavalcando anche la fenomenale ed irriverente performance di Bette Midler nel film “Hocus Pocus”.
Per mia fortuna è stato il primo brano che ho ascoltato. Ad aprire la scena iniziale infatti è la fantastica voce dell’ex componente degli Eurythmics e, in verità, è stato l’unico motivo per cui sono rimasta seduta in sala facendo fallire il mio progetto fuggitivo nella toilette delle signore.


Altro pezzo "effetto Wow" è Whitchcraft, usato come colonna sonora del primo ballo di Ana e Christian, e interpretato magistralmente da Frank Sinatra, non a caso ribattezzato The Voice. La sonorità swing melodica unita al suono unico ed indimenticabile delle corde vocali di Sinatra l’hanno reso un brano senza tempo, di quelli da ascoltare in loop secula seculorum. Witchcraft è stata incisa da numerosi altri artisti, inclusi Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, e Bill Evans. Un'altra versione è presente pure nel film del 1993 Hocus Pocus (una coincidenza di scelte musicali davvero imbarazzante, non credete?).


Quando sono uscita dal multisala, la mia amica vedendomi non proprio trafitta e addirittura divertita (si lo ammetto in certe scene ho riso tanto per esorcizzare il supplizio a cui mi ero sottoposta), mi ha colta in fallo prenotandomi come compagna di poltrona per le prossime due uscite cinematografiche. E così, armata di pazienza e confidando nella colonna sonora, ho mantenuto la mia promessa. E devo dire che anche in 50 shades of darker (il peggiore film dei tre, a parte la scena esilarante delle “palline”, chi ha visto il film sa a cosa mi riferisco) il soundtrack non ha deluso le mie aspettative, specie le due cover di cui mi sono letteralmente innamorata. Anche in questa seconda pellicola non mancano stelle del pop moderno come John Legend, Nick Jonas, Nicky Minaj e la coppia artistica Taylor Swift e Zayn Malik che con I don’t wanna live forever hanno dato vita ad un duetto sicuramente più travolgente ed entusiasmante dei libri firmati dalla James.  


La prima cover che mi ha lasciato senza fiato è la versione soft di Corinne Bailey Rae di The Scientist, il brano d’amore più bello che abbia mai scritto Chris Martin. Di cover del brano ne sono state fatte tante: dal cast sella serie Glee nel 2012 (che entrò nella Billboard Hot 100, facendo quindi meglio della versione originale) a Willie Nelson e Avril Lavigne. L’interpretazione sofferta e graffiante di Corinne Bailey Rae però è quella che rende meglio il dramma spiegato nel testo.


Che dire poi della cover di They Can’t Take That Away From Me, un brano firmato nientepopodimeno che dal grande George Gershwin, un mito della musica classica e jazz, considerato l’iniziatore del musical statunitense? Nella interpretazione di Jose James -  il nuovo talento vocale del jazz newyorkese - , il brano non ha perso il suo carisma romantico e il suo swing, senza essere da meno alle performance di cantanti del calibro di Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Billie Holiday, Sarah Vaughan, Shirley Bassey, Tony Bennet, Lisa Stanfield, Diana Krall, Rod Stewart e Gloria Estefan. Il brano composto nel 1937 per il musical Shall we dance è stato interpretato per la prima volta a Broadway  da Fred Astaire.


Il soundtrack del terzo film tuttavia ha deluso un po’ le mie aspettative perché non è stato all’altezza dei precedenti, mancando di quell’effetto sorpresa e di quelle cover che tanto mi avevano colpito nelle altre due pellicole. A parte la colonna sonora For you interpretata da Liam Payne e Rita Ora – due nuovi talenti del panorama pop moderno – la cover di I Got You (I Feel Good) di Jessie J è troppo lenta e straziante rispetto all’originale di James Brown.  E il brano interpretato da Jamie Dornan, Maybe I'm Amazed, una sonnolenta ninna nanna quasi del tutto atona. Peccato perché nonostante la cantilena, Jamie Dornan potrebbe avere delle potenzialità vocali che mi piacerebbe scoprire magari però in un altro film.  




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