L'autrice della serie best seller "L'allieva" è tornata con una nuova serie che molto probabilmente sarà una trilogia. Ma con la Gazzola si sa, mai dare nulla per scontato!
Titolo: Questione di Costanza
Autore: Alessia Gazzola
Serie: Costanza Macallè
Serie: Costanza Macallè
Editore: Longanesi
Genere: Contemporary romance
TRAMA
"Verona non è la mia città. E la paleopatologia non è il mio mestiere. Eppure, eccomi qua. Com'è potuto succedere, proprio a me? Mi chiamo Costanza Macallè e sull'aereo che mi sta portando dalla Sicilia alla città del Veneto dove già abita mia sorella, Antonietta, non viaggio da sola. Con me c'è l'essere cui tengo di più al mondo, sedici chili di delizia e tormento che rispondono al nome di Flora. Mia figlia è tutto il mio mondo, anche perché siamo soltanto io e lei... Lo so, lo so, ma è una storia complicata. Comunque, ce la posso fare: in fondo, devo resistere soltanto un anno. È questa la durata del contratto con l'istituto di Paleopatologia di Verona, e io - che mi sono specializzata in Anatomia patologica e tutto volevo fare tranne che dissotterrare vecchie ossa, spidocchiare antiche trecce e analizzare resti centenari - mi devo adattare, in attesa di trovare il lavoro dei sogni in Inghilterra. Ma, come sempre, la vita ha altri programmi per me. Così, mentre cerco di ambientarmi in questo nebbioso e gelido inverno veronese, devo anche rassegnarmi al fatto che ci sono delle scelte che ho rimandato per troppo tempo. Ed è giunto il momento di farle. In fondo, che ci vuole? È questione di coraggio, è questione di intraprendenza... E, me lo dico sempre, è questione di Costanza."
RECENSIONE
"Niente ha un effetto così devastante sul cervello umano quanto un improvviso cambiamento"
"Niente ha un effetto così devastante sul cervello umano quanto un improvviso cambiamento"
Siamo tutti un po' affezionati all'impacciata e imprudente ragazza di Sacrofano, difficile dimenticare una protagonista ben riuscita come quella di Alice Allevi. E ancor più difficile scordare personaggi maschili del calibro di Claudio Conforti e Arthur Malcomess. Ma è inevitabile affrontare nuove sfide e, di conseguenza, intrecciare nuove trame.
Ed è quello che ha fatto Alessia Gazzola, provandoci con due storie auto conclusive molto graziose (una per Feltrinelli e l'altra per Garzanti), e con una nuova serie che promette di conquistare un'ulteriore fetta di lettori.
"Questione di Costanza" è il primo capitolo di una nuova serie che racconta le vicende di una giovane laureata, madre single, che lascia la ridente Sicilia per l'uggioso Veneto, regione dove già abita e lavora sua sorella Antonietta. Costanza, la nostra protagonista, accetta dunque un posto a tempo determinato (1 anno) come paleopatologa, mettendo da parte i suoi progetti di volare oltreoceano e svolgere il lavoro dei suoi sogni: l'anatomopatologa. Suo malgrado, dovendo provvedere a sè stessa e alla sua piccola peste Flora, una scarmigliata bambina di tre anni con la predilezione per il turpiloquio, il cibo e l'altalena, non ha altra scelta che accettare di catalogare ossa e quel che resta di esseri umani, in nome di riscrivere pezzi di storia. Avrà a che fare così con una treccia di capelli misteriosa e la storia - piuttosto triste - delle figlie di Federico II.
E tra un lavoro che non le va a genio, una figlia da accudire e soprattutto da educare, una sorella che l'affianca e la sorregge ma che pure la rimprovera, Costanza prova ogni giorno a non demordere e a sognare che la brexit non faccia andare totalmente in fumo i suoi sogni britannici. Così ogni giorno, inforca la sua bici in tenuta nero corvo snellente e si auto conduce alla Chiesetta medievale del castello di Montorio a repertare, documentare e cercare di capire le tracce rinvenute. A spalleggiarla Anselmo Gualandris, un archeologo nerd entusiasta come pochi, la bellissima e biondissima Sarah Foley, dottoressa in antropologia e bioarcheologia, e il capo archeologo Edoardo Melchiorre che, a dispetto del nome regale che porta, è un signore corpulento di mezza età molto strambo, che ricorda nell'aspetto il caro Nero Wolfe.
E se la sua vita lavorativa non è il top, la sua vita privata rasenta il flop nel tentativo di tenere a bada una enfant terrible come Flora, che capovolge la sua mano ferma di madre a colpi di "Montessori flagellami". Inoltre Flora continua a chiedere ripetutamente di suo padre, un genitore che non conosce, la cui storia è avvolta in un alone di mistero.
Chiaramente il primo volume si conclude con un finale aperto che lascia inequivocabilmente intendere il prosieguo della storia, e che ci lascia del tempo per rimuginare abbastanza su cosa accadrà nel prossimo capitolo e se le nostre "preghiere romantiche" verranno esaudite.
Di proposito non vi ho detto null'altro della storia e del fantomatico padre della bambina, perché sono certa che, raccontandovene di più, vi rovinerei il piacere della scoperta. Quello che posso dirvi è di non paragonare - se ci riuscite - assolutamente la storia di Costanza con quella di Alice, di evitare confronti inutili e di puntare l'indice di gradimento. Leggete scevri di ogni preconcetto ed aspettative e sono sicura che resterete colpiti anche da Costanza. La Gazzola, in fin dei conti, ha dato vita ad una nuova vicenda un po' meno gialla ma più storica e che promette sfumature fucsia romantiche molto accattivanti.
Tenete presente che si tratta comunque di un'overture e quindi un libro fatto di premesse e promesse che si completeranno nei capitoli successivi della serie, per cui le lacune (pieno sviluppo dei personaggi, consacrazione della storia d'amore, realizzazione personale e professionale, ecc) sono ben volute. Le premesse sono comunque ottime perché il trio al femminile (Costanza, Flora, Antonietta) promette di combinarne tante, e perché la storia antica ha sempre un certo fascino.
Gazzola, non dimentica, inoltre, di inscenare un background al passo coi tempi, in cui le madri single a contratto temporaneo e che condividono la vita e l'appartamento con altri componenti famigliari rappresentano una bella fetta dell'Italia. Viene anche rappresentata, in modo raffinatamente sottile, quella fetta d'Italia di competenze mal considerate che cerca consensi e la giusta realizzazione all'estero. E viene anche raffigurato l'amore consumistico e notoriamente precario dei tempi attuali, in cui le relazioni sentimentali hanno paura di mettere radici e preferiscono la via rapida dell'uscita d'emergenza.
Lo stile narrativo, anche in questo caso, si riconferma piacevole, elegante e ad alto tasso di ironia, seppur non sempre scorrevole a causa di una terminologia desueta che a volte, a mio modesto parere, risulta essere inappropriata col tenore moderno e frizzante della trama.
Tutto sommato resta una bella storia di cui non vedo l'ora di saperne di più.
Ed è quello che ha fatto Alessia Gazzola, provandoci con due storie auto conclusive molto graziose (una per Feltrinelli e l'altra per Garzanti), e con una nuova serie che promette di conquistare un'ulteriore fetta di lettori.
"Questione di Costanza" è il primo capitolo di una nuova serie che racconta le vicende di una giovane laureata, madre single, che lascia la ridente Sicilia per l'uggioso Veneto, regione dove già abita e lavora sua sorella Antonietta. Costanza, la nostra protagonista, accetta dunque un posto a tempo determinato (1 anno) come paleopatologa, mettendo da parte i suoi progetti di volare oltreoceano e svolgere il lavoro dei suoi sogni: l'anatomopatologa. Suo malgrado, dovendo provvedere a sè stessa e alla sua piccola peste Flora, una scarmigliata bambina di tre anni con la predilezione per il turpiloquio, il cibo e l'altalena, non ha altra scelta che accettare di catalogare ossa e quel che resta di esseri umani, in nome di riscrivere pezzi di storia. Avrà a che fare così con una treccia di capelli misteriosa e la storia - piuttosto triste - delle figlie di Federico II.
E tra un lavoro che non le va a genio, una figlia da accudire e soprattutto da educare, una sorella che l'affianca e la sorregge ma che pure la rimprovera, Costanza prova ogni giorno a non demordere e a sognare che la brexit non faccia andare totalmente in fumo i suoi sogni britannici. Così ogni giorno, inforca la sua bici in tenuta nero corvo snellente e si auto conduce alla Chiesetta medievale del castello di Montorio a repertare, documentare e cercare di capire le tracce rinvenute. A spalleggiarla Anselmo Gualandris, un archeologo nerd entusiasta come pochi, la bellissima e biondissima Sarah Foley, dottoressa in antropologia e bioarcheologia, e il capo archeologo Edoardo Melchiorre che, a dispetto del nome regale che porta, è un signore corpulento di mezza età molto strambo, che ricorda nell'aspetto il caro Nero Wolfe.
E se la sua vita lavorativa non è il top, la sua vita privata rasenta il flop nel tentativo di tenere a bada una enfant terrible come Flora, che capovolge la sua mano ferma di madre a colpi di "Montessori flagellami". Inoltre Flora continua a chiedere ripetutamente di suo padre, un genitore che non conosce, la cui storia è avvolta in un alone di mistero.
Chiaramente il primo volume si conclude con un finale aperto che lascia inequivocabilmente intendere il prosieguo della storia, e che ci lascia del tempo per rimuginare abbastanza su cosa accadrà nel prossimo capitolo e se le nostre "preghiere romantiche" verranno esaudite.
Di proposito non vi ho detto null'altro della storia e del fantomatico padre della bambina, perché sono certa che, raccontandovene di più, vi rovinerei il piacere della scoperta. Quello che posso dirvi è di non paragonare - se ci riuscite - assolutamente la storia di Costanza con quella di Alice, di evitare confronti inutili e di puntare l'indice di gradimento. Leggete scevri di ogni preconcetto ed aspettative e sono sicura che resterete colpiti anche da Costanza. La Gazzola, in fin dei conti, ha dato vita ad una nuova vicenda un po' meno gialla ma più storica e che promette sfumature fucsia romantiche molto accattivanti.
Tenete presente che si tratta comunque di un'overture e quindi un libro fatto di premesse e promesse che si completeranno nei capitoli successivi della serie, per cui le lacune (pieno sviluppo dei personaggi, consacrazione della storia d'amore, realizzazione personale e professionale, ecc) sono ben volute. Le premesse sono comunque ottime perché il trio al femminile (Costanza, Flora, Antonietta) promette di combinarne tante, e perché la storia antica ha sempre un certo fascino.
Gazzola, non dimentica, inoltre, di inscenare un background al passo coi tempi, in cui le madri single a contratto temporaneo e che condividono la vita e l'appartamento con altri componenti famigliari rappresentano una bella fetta dell'Italia. Viene anche rappresentata, in modo raffinatamente sottile, quella fetta d'Italia di competenze mal considerate che cerca consensi e la giusta realizzazione all'estero. E viene anche raffigurato l'amore consumistico e notoriamente precario dei tempi attuali, in cui le relazioni sentimentali hanno paura di mettere radici e preferiscono la via rapida dell'uscita d'emergenza.
Lo stile narrativo, anche in questo caso, si riconferma piacevole, elegante e ad alto tasso di ironia, seppur non sempre scorrevole a causa di una terminologia desueta che a volte, a mio modesto parere, risulta essere inappropriata col tenore moderno e frizzante della trama.
Tutto sommato resta una bella storia di cui non vedo l'ora di saperne di più.
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